La fiducia in sé stessi… qualcosa di innato? Come migliorarla?

La fiducia in sé stessi... qualcosa di innato? Come migliorarla?

La fiducia in sé stessi… qualcosa di innato? Come migliorarla?

“Agisci come se quel che fai, facesse la differenza. La fa.”

Questa frase di William James riproduce quello che spesso succede durante gli accompagnamenti in preparazione mentale con gli sportivi.

Non di rado gli atleti si rivolgono ad un mental coach per risolvere un problema specifico o per raggiungere degli obiettivi precisi legati al loro atteggiamento in date in circostanze.

All’inizio dell’accompagnamento in preparazione mentale il professionista e l’atleta propongono degli obiettivi di lavoro.

Essi possono essere legati alla gestione delle emozioni, dei pensieri, all’accompagnamento durante la riabilitazione o ancora il miglioramento della concentrazione, la destrutturazione delle credenze limitanti, e molto altro.

Tuttavia la questione che viene sollevata il più delle volte è la famosa: fiducia in sé stessi. “Secondo me non ho abbastanza fiducia in me stesso”, “Credo di avere un gran problema con la sicurezza in me stesso”, “una volta arrivata in gara non ho più fiducia nelle mie capacità” sono le frasi tipiche che tutti noi sportivi ci siamo detti in un qualche momento difficile della nostra carriera.

Oggi, però, vorrei spiegarvi cosa di nasconde dietro questo sostantivo così comune. Il LAVORO. Sì il duro lavoro, l’allenamento, le ore trascorse a migliorarsi, in campo ma anche al di fuori.

Non di rado gli atleti sono convinti che la sicurezza in sé stessi sia qualcosa di innato e di non migliorabile. FALSO.

Essa dipende dalle vostre azioni, da tutte le carte che mettete sul tavolo per raggiungere i vostri obiettivi. Essa è il frutto della coerenza tra il lavoro fatto e il lavoro necessario.

Ma ora veniamo alle definizioni. Cos’è la sicurezza in sé stessi?

Essa si traduce come la fiducia nelle proprie capacità, nelle proprie capacità ad imparare ed a pensare, a prendere decisioni, a fare scelte, a reagire e ad adattarsi ai cambiamenti che si offrono a noi.

Ciò è ben diverso dall’autostima o dall’amore per sé stessi. (ne riparleremo in un altro articolo).

Nello sport un buon livello di fiducia in sé stessi è primordiale per raggiungere gli obiettivi prefissati e continuare la lunga strada del percorso sportivo.

Come citato poco prima, la sicurezza in sé stessi… si allena!

E come per lo sportivo?

Esistono diversi metodi e strumenti che permettono il miglioramento di quest’ingrediente della personalità.

  • In primis l’ambiente in cui lo sportivo di allena e cresce ha un ruolo primario sul clima motivazionale e quindi sul grado di sicurezza che si instaura nell’atleta.
  • In secondo luogo, è importante essere coerenti con la propria pratica e valutare e prendere consapevolezza del lavoro richiesto per il raggiungimento degli obiettivi: l’allenamento è il luogo proficuo allo sviluppo della sicurezza, lì l’atleta può sentirsi insicuro ed è il primo passo per la creazione di questa fiducia: passo dopo passo, durante le sedute egli prende consapevolezza delle proprie capacità (grazie anche ai feedback dello staff) per arrivare POI in gara carico di questa sicurezza. Come potete capire, non si tratta di una qualità che appare il giorno della competizione!
  • In terzo luogo, la sicurezza in sé stessi è strettamente legata alla consapevolezza di avere preparato tutti gli strumenti in caso di cambiamenti improvvisi e quindi la creazione di routine pre-gara sono consigliabili. Il fatto di preparare la propria performance porta gli atleti meno sicuri, ad una maggiore fiducia e una maggiore energia durante la competizione.
  • Il rigore è una delle chiavi della sicurezza in sé stessi. Sapere che ogni giorno si ha compiuto la completa routine di allenamento, di nutrizione, di preparazione fisica e mentale porta lo sportivo ad un’ulteriore presa di consapevolezza delle proprie capacità. Le proprie capacità che sono punti forti! Da doversi ricordare e celebrare il più spesso possibile in quanto i migliori alleati durante le situazioni più difficili.
  • Da aggiungere a tutto ciò, la visualizzazione positiva di sé stessi (vedendosi durante le vittorie ad esempio) aiuta al miglioramento di questa componente, se fatto di maniera costante.

 

  • Meditare e effettuare degli esercizi di concentrazione sono tecniche e strumenti che recenti studi in neuroscienze e in psicologia hanno dimostrato essere un facilitatore della consapevolezza di sé, quindi della sicurezza nelle proprie capacità.
  • Fissarsi degli obiettivi stimolanti di lavoro e farne un bilancio dopo qualche mese / settimana aiuta gli atleti a notare i loro sviluppi effettivi ed a instaurare una relazione più “produttiva e costruttiva” con l’errore, o meglio i punti di lavoro da prendere in considerazione per migliorare la propria performance. Questa impostazione in direzione del compito e non del risultato alimenta la sicurezza, nonché l’autostima dell’atleta. Qui giocano un ruolo importante l’allenatore e il preparatore mentale.

 

  • Imparare a conoscere la relazione corpo/mente e le emozioni connesse, in modo tale da imparare a gestirle negli alti, ma anche nei bassi della carriera e vita sportiva.
  • Organizzazione: sul piano alimentare, psico-fisico, tecnico-tattico e relazionale, come si dice nel judo “il tatami è lo specchio della vita”, pertanto per essere al massimo mentalmente la coerenza tra tutte gli elementi della vostra vita deve essere il più ottimale possibile. ATTENZIONE, non si parla di perfezione, ma di ottimizzazione!
  • Ultimo ma non meno importante punto: siate grati a voi stessi del lavoro che portate avanti (soli o con il vostro staff) e dei sacrifici che fate ogni giorno.

Se lo desideri puoi contattare un mental coach o scriverci passando per la nostra rubrica contattaci.

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